Storie dal fronte 15/18 – parte 2

BARTERO Andrea Francesco 
nacque a Castelnuovo Bormida il 27 maggio 1893, precisamente alle ore 17:10 in regione Montegone al civico 15. A denunciarne la nascita in comune fu il padre Giuseppe, contadino di 30 anni, che ne riportò notizia solo qualche giorno dopo (il 30/05) all’ufficiale dello stato civile Sig. Carozzi Giuseppe. Sull’atto di nascita vengono riportati oltre alla madre, Machetta Rosa, anche due testimoni: il sig Gatti Francesco, negoziante di anni 40 e la signora Gaioli Margherita, levatrice di anni 47.

Da un documento datato 1818 risulta che la famiglia BARTERO era formata per lo più da Coltivatori a cominciare da Giobatta fu Giacomo, capo famiglia in quell’anno, e da sua moglie Ferraris Anna Maria fino ad arrivare ai loro cinque figli e poi ai loro numerosi nipoti. Solo un avo, Giacomo, risulta registrato come soldato di brigata.

Il 1 novembre 1888 nasce il 24° Reggimento Artiglieria di Campagna, con otto batterie cedute dal 12° reggimento, che parteciperà alla prima guerra mondiale ordinato su tre gruppi combattendo sul Monte sei Busi, Castelnuovo del Carso, Monte Cimone, Castegnevizza, il Piave e Vittorio Veneto.
Barbero Andrea venne assegnato proprio al 24° Reggimento Artiglieria di Campagna, più precisamente alla 12° batteria someggiata (cioè trasportabile, scomposto, a dorso di mulo).

Secondo alcuni documenti del periodo il 24° RAP (questo l’acronimo del reggimento artiglieria di campagna) faceva parte della “Prode 6° armata“, che veniva così presentata:

“Le truppe Italiane dei Corpi d’Armata XII, XIII e XX, unitamente a quelle alleate della 48° divisione britannica ed alla 24° francese gareggiarono di slancio e di celerità nel rapido inseguimento; particolarmente si distinsero i tre reggimenti di fanteria della 24° Divisione Francese (50°-108°-125°), la 143° e la 145° brigata britannica, le brigate Pinerolo (13°-14°) e Lecce (265°-266°) ed il 24° Reggimento Artiglieria di Campagna della 14° divisione; la Brigata Ancona (69°-70°), il 1° battaglione ed il plotone d’assalto del 234° fanteria (Brigata Lazio), il 35° Reggimento Fanteria (Brigata Bergamo), il LII ed il LXX Reparto d’assalto.”

Il 6 di Agosto 1916 fu proprio l’artiglieria, con il suo fuoco preparatorio, a dare inizio alla sesta battaglia dell’Isonzo, chiamata anche battaglia di Gorizia.

“Il 6 agosto. Alle 6,15′, su tutta la fronte, da Tolmino al mare, l’artiglieria italiana aprì il fuoco contemporaneamente. Dopo breve tempo il Sabotino, Lucinico ed i sobborghi di Gorizia furono avvolti dal fumo e dalla polvere, dalla quale usciva il rombo dei cannoni ed in cui balenavano gli scoppi dei proiettili di grosso calibro.” (Relazione Ufficiale Austriaca)

Alle ore 16 le artiglierie allungavano il tiro, per proteggere le fanterie che scattavano all’assalto del Podgora e del Sabotino. L’azione, ben congegnata, riuscì perfettamente e gli austriaci furono sorpresi ancora al riparo nelle caverne; le pattuglie italiane si spinsero fin sulla riva destra dell’Isonzo, tentando in alcuni casi il guado ma, passata la sorpresa iniziale, e ricevuti rinforzi, gli austriaci bloccavano i nostri tentativi di installare una testa di ponte sulla riva sinistra del fiume e con un contrattacco recuperavano parte delle linee perdute sul Calvario (Podgora). All’imbrunire il monte Sabotino era in mani italiane e nella linea Podgora-Calvario resistevano solo gruppi isolati di austro-ungarici. In pianura erano cadute la prima e seconda linea, e gli austriaci erano asserragliati nel sottopasso ferroviario di Lucinico. Sul Carso intanto il giorno 6 le difese austriache del San Michele erano state sconvolte da un fuoco di artiglieria quale mai si era visto prima, e a sera la 21a e 22a divisione italiana potevano conquistare tutte e quattro le cime del San Michele e respingere i forti contrattacchi avversari.

“6 agosto. Le 76 batterie italiane leggere e le 48 pesanti davanti alla fronte del Carso, distrussero nel volgere di poche ore tutto il lavoro penoso di mesi, ad un punto tale che in certi tratti a mala pena erano rimaste tracce di sistemazione difensiva. A mezzogiorno le batterie rivolsero il tiro verso le cime del San Michele ed un fuoco di una violenza mai raggiunta sconvolse la zona preventivata per l’irruzione.” (Relazione Ufficiale Austriaca)

Nella zona di Gorizia il 7 agosto riprendevano le operazioni per la conquista italiana della città, che venne presa il 9 agosto. Il Comando Austriaco della 5a armata, visti vani tutti i tentativi per arrestare l’avanzata italiana, dava l’ordine di ritirare le truppe sulla linea già preparata a difesa alle spalle di Gorizia, in attesa di ricevere rinforzi dal Tirolo; il generale Boroevic allargava l’ordine alle truppe della piana di Doberdò, temendo che un attacco della 3a armata Italiana potesse cogliere alle spalle le rimanenti forze del Carso.

Le notizie non sono molte, quello che è certo è che l’artigliere BARTERO Andrea Francesco matricola numero 31912 viene ferito in battaglia e trasportato a Vermigliano, località di Ronchi dei Legionari, presso il “pozzo di medicazione del 21° fanteria” dove “mancava ai vivi alle ore sedici del giorno 11 di agosto 1916 in età di anni ventitré”.

Le perdite Italiane nella battaglia di Gorizia dal 6 al 17 agosto furono di 51.232 uomini, di cui 1.759 ufficiali; gli austriaci ebbero fuori combattimento 41.835 uomini, di cui 807 ufficiali.
La battaglia di Gorizia ottenne l’effetto di convincere la Romania, il 27 agosto, a scendere in guerra a fianco dell’Intesa, contro gli Imperi centrali (Germania, Austria, Ungheria). Ciò indusse il C.S.I. ad ordinare la ripresa dei combattimenti, questa volta in Carso per aprire la strada da Monfalcone verso un’altra città simbolo: Trieste.

Di seguito riproponiamo un documentario relativo alla Sesta battaglia dell’Isonzo:

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