Energia elettrica a Castelnuovo

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Lo sviluppo vorticoso dell’industria elettrica italiana comincia sul finire del XIX secolo, anche grazie al reinvestimento dei capitali resi liberi dalla nazionalizzazione delle vie ferrate. La mancanza di fonti nazionali di materie prime tradizionali come il carbone, allora indispensabile per lo sviluppo industriale, indussero gli investitori a scegliere l’idroelettrico come settore capace di affrancare, finalmente, anche il nostro paese, dalle limitazioni fino ad allora sofferte. Nacquero quindi in ogni regione una notevole quantità di società elettriche, alcune di interesse solo locale, altre con vocazione regionale.

La Società elettrica “Val Bormida”, a capitale illimitato, con sede in Cassine e amministrazione in Alessandria, ultimò gli impianti per la distribuzione di energia elettrica a Castelnuovo Bormida e nei Comuni di Cassine, Sezzadio e Gamalero nel 1908. L’anno seguente  furono portati a termine anche i lavori di ampliamento del Mulino Cervino di Gamalero iniziati nel 1907 nel quale venne inaugurato l’impianto idro-elettrico per la produzione di energia. La Società Anonima Agricola Elettrica Valle Bormida, che ne era l’assuntrice, si propose di dare l’energia elettrica a tutti i paesi della valle Bormida. L’impianto consisteva in motori idraulici da 100 HP e motore a vapore da 150 HP; alternatore per 80Kw a 5ooo volts. La rete di distribuzione era di 12 chilometri e serviva una popolazione di 10.000 abitanti.

La risorsa idrica è stata a lungo l’unico concreto strumento per la produzione di energia elettrica in Italia, ed è rimasto tale per tutto il secolo scorso nel quale la domanda di energia è stata soddisfatta quasi tutta dall’idroelettrico esistente, complice una conoscenza ancora acerba della tecnologia del termoelettrico. Difatti, sino al primo scorcio degli anni ’60 l’idroelettrico ha vissuto una fioritura apparentemente inesauribile: in tema di grosse derivazioni (al tempo tutte quelle con potenza nominale superiore a 220 kW), dalle 563 centrali e 2.100 MW installati nel 1925 si passò a 1142 centrali e 12.150 MW installati nel 1962, periodo in cui la sua produzione raggiunse quasi il 70% del totale dell’energia prodotta in Italia. Sulla scorta di quanto visto in Francia ed Inghilterra, tuttavia, nel dopoguerra si erano manifestati i primi tentativi di nazionalizzazione di una parte delle attività economiche in genere, onde poter instaurare su di esse più stretti controlli statali; non sfuggì a tali attenzioni il comparto elettrico, e ciò portò non senza contrasti e ripensamenti alla promulgazione della legge 6 dicembre 1962, n° 1643 con la quale 1243 piccole e medie aziende elettriche vennero fuse per istituire l’ENEL.

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