Un cavaliere al servizio dell’imperatrice

Margherita Maria Teresa nacque il 12 luglio 1651 al Real Alcázar di Madrid, figlia primogenita di Filippo IV di Spagna e della sua seconda moglie, nonché nipote e cugina, Marianna d’Austria. Fin dalla nascita, secondo la consuetudine della Casa d’Asburgo, Margherita sarebbe stata destinata a sposare l’imperatore Leopoldo I, che era allo stesso tempo suo zio materno e cugino. Le nozze vennero celebrate per procura il giorno di Pasqua, il 25 aprile del 1666, alla presenza di Carlo II e della reggente Marianna: l’imperatore era rappresentato dal duca di Medinaceli.

La nuova imperatrice partì con il suo seguito da Madrid il 28 aprile. Il 10 agosto, da Barcellona, scortata dalle galere dell’Ordine di Malta e dell’Ordine di Santo Stefano, messe a disposizione dal granduca di Toscana, l’imperatrice si mise in viaggio con destinazione Finale Ligure, dove sbarcò dieci giorni più tardi, accolta da don Luis de Guzmán Ponce de Leon, governatore di Milano. Il corteo imperiale ripartì il 1º settembre in direzione di Milano percorrendo la “Strada Beretta” o “Via della Regina”; strada che trae origine dall’ingegnere militare milanese Giacomo Gaspare Beretta, che la progettò appositamente per questa occasione.

L’incarico di scortare l’Infanta di Spagna da Carcare ad Acqui Terme viene affidato proprio al nostro Marchese Paolo Vincenzo Ferrari; da qui riportiamo le parole di Francesco Gorani, esponente di una dinastia notarile di origine lomellina, che nelle sue memorie scrive :

Nelle Carcare si trovò il marchese Ferrari (probabilmente Paolo Vincenzo Emilio) che lo è di Castelnuovo di Bormida feudo del Monferrato vicino a Cassine da strada, qual era stato mandato dalla signora Arciduchessa di Mantova in qualità di Cavalliere inviato per compire con Sua Maestà Cesarea e servirla per tutto il Monferrato, con il comando anche delle militie, che S. Altezza havea fatte giontare per far parata al passaggio di S.M. Nel Cairo cominciossi a metter di notte guardia alla Sig.ra Imperatrice e questa fu di Spagnoli alternata fra D. Garceran de Monpavon e D. Emanuel de Benavides ciascuno de quali comandava 200 fanti e sempre se le mantenne in tutti i luoghi … dove non era presidio.

Il mese prima s’abboccò meco pigliando notizia e direttione come dovea governarsi. Io lo consigliai a far capo dal sig. don Luigi governatore, e così (mentre montò e) passò servendo dietro la lettica bla signora Imperatrice se gli acostò a cavallo, e seco s’accompagnò sino al Cairo presentandogli la lettera della signora Arciduchessa, e pregandola a fargli dar udienza da S.M.

Quella stessa sera compì il mse. con la signora Imperatrice e gli presentò la lettera di credenza.

Passate le Carcare di mezzo miglio, trovò S.M. le militie del Monferrato in numero di 2 mila disposte di qua e di là della strada a far parata, nè fecero il saluto col sparar li moschetti perchè furono prevenute (canc.:perchè) acciò non sparassero.

Il sodetto mse. Ferrari fu eletto con questo titolo di Cavallier inviato, per uscire dal dubbio in quanto a trattamenti d’altro che fosse venuto con carattere d’ambasciatore era già questi stato nominato, cioè il mse. Cavriani governatore di Casale, ma poi si mutò in Mantova pensiere e si deputò il mse. Ferrari………

Strada Beretta-Castelnuovo.pngMangiò S.M. in Spigno ad hora competente, e poi marchiò alla volta d’Acqui che sono 12 miglia di viaggio, ma longhe assai. S.E. si pose in lettica col sig. G. Cancelliere facendosi venir a presso li cavalli da sella, e quando la signora Imperatrice arivò in vicinanza di Mombaldone luogo di Savoia che resta sopra d’un colle dalla parte sinistra della strada venendo dal Finale, il di cui territorio non s’estende che per un miglio solo, smontò S.E. di lettica e si pose a cavallo con li suoi camerata per far vedere che la signora Imperatrice era servita come conviene, ed a pena la fu arivata sul territorio di Mombaldone, che vidde 4 compagnie delle guardie del sig. duca di Savoia, cioè de’ carabini e di lancie, che stavano squadronate sul piano dalla parte della Terra di Mombaldone, e dall’altra per una tanto parte, per esser territorio di Monferrato, le militie monferrine che stavano in parata, continuando poi in longa 49fila sino quasi in vicinanza della terra di Ponte Monferrato in numero di 2 mila.

Passando S.M. le compagnie di Savoia salutarono alla militare con l’armi, e poi secondo il concertato col Sargente Maggiore di S.A. Reale sfilarono, et le carabine si misero nella Vanguardia avanti quella pur de’ carabini della guardia di S.E. et quelle delle lancie pigliorono il retroguardo alla coda di quella pur di lancie di S.E. marchiando per quanto s’estende il finaggio di Mombaldone dove pararono facendo ala perchè S.M. passasse.

Finale_Ligure-arco_Margherita2.jpgHavevano queste compagnie le casache di veluto cremisi ricamate d’oro, e furono le fatte dal Duca in occasione del suo primo maritaggio; le armature quelle di corazza inargentate con liste d’oro a luogo a luogo; sul elmo un penachio di piume di tre colori, bianco, turchino e rosso; li cavalli havevano certo frontale d’armatura, che copriva loro tutto l’incontro della testa, li cavalli poi buoni e le persone tutte di buon aspetto.


Passato il finaggio di Mombaldone seguitavano le militie monferrine, di che si è fatta poc’anzi mentione, disposte di qua e di là della bstrada sfilate, salvo per quel poco tratto di finaggio monferino, che viene a riuscire in faccia di quel di Mombaldone.

l mse. Ferrari comandante di questa gente venne da Ponte a cavallo con alcuni camerata, e staffieri a piedi con livrea di lutto ad incontrare la marchia della signora Imperatrice, e la servì sino in Acqui dove havea da passare la notte. Avanti d’entrar in Acqui per mezzo miglio v’era pure una gran fila dalla parte sinistra della strada venendo dal Finale, d’altre militie monferine in parata. Entrò alle 24 hore in ponto S.M. con felice giornata, et fu alloggiata nel vescovato, casa capace e buona. S.E. hebbe la casa del co. Avelani, ed io quella de’ signori Raia.

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