Nella mattinata di lunedì 8, notate ‘strane presenze’ in zona, alcuni membri dei comitati ambientali si sono subito attivati per capire chi fossero quelle cinque persone intente a perlustrare proprio uno dei terreni interessati dal progetto del nuovo tratto stradale, appezzamento contrassegnato tra l’altro da un cartello di proprietà privata. Contattate le locali forze dell’ordine “perché procedessero all’indentificazione di queste persone – spiega uno dei membri dei comitati, intervenuto sul posto – abbiamo avuto conferma che a capo del gruppetto c’era l’ex senatore del Pd Stefano Esposito, a suo dire giunto a Sezzadio con tanto di scorta al seguito in veste di consulente della Riccoboni per permettere ai due tecnici che accompagnava di effettuare alcuni rilievi per conto della Soprintendenza Archeologica per accertarsi che in zona non vi fossero eventuali reperti storici da salvaguardare”. Rilievi, quindi, programmati ed in parte effettuati senza la previa autorizzazione del legittimo proprietario.
Stefano Esposito negli ultimi anni è diventato volto noto di talk show e programmi televisivi, non di rado avvezzo ad atteggiamenti polemici e sopra le righe. L’ex senatore è anche colui che in più di un’occasione si è scagliato pubblicamente contro i movimenti No Tav, rivendicando con forza la necessità dell’opera e stigmatizzando con toni molto duri le proteste e gli ostruzionismi nei cantieri in Val Susa. A settembre scorso, la Corte d’Appello di Torino lo ha condannato per diffamazione nei confronti di quattro attivisti del centro sociale Askatasuna, nel 2011 accusati da Esposito di aver “pianificato e diretto iniziative violente contro le forze dell’ordine”, accuse che si sono poi rivelate infondate.
“Questo è un episodio molto grave – aggiungono i comitati ‘no discarica’ – non è ammissibile che un ex senatore si introduca in una proprietà privata commettendo una violazione in maniera consapevole, come ha ammesso lo stesso Esposito. Fare i padroni a casa degli altri, questo è l’atteggiamento che la Riccoboni ha sempre avuto in questi anni, l’episodio di oggi è solo l’ennesima conferma. Ora il proprietario ha 90 giorni di tempo per sporgere eventuale denuncia”.