Le potenze d’Europa, impensierite per la Rivoluzione Francese, formarono una lega contro la Francia, la quale a sua volta chiese l’alleanza del Piemonte, promettendo a Vittorio Amedeo III la Lombardia. Avendo questi rifiutato, un esercito francese invase la Savoia e Nizza; i Piemontesi dovettero difendersi e si allearono cogli Austriaci. Vittorio Amedeo ordinò la leva in massa di tutti gli uomini tra i 16 e i 60 anni. I Castelnovesi fecero parte del famoso 18° reggimento fanteria di Acqui che si distinse al Colle di Raus nella campagna del giugno 1793 e che dagli stessi Francesi venne chiamato con onore Regiment des diables (il reggimento dei diavoli) per l’irresistibile impeto spiegato dai forti combattenti.
Leggiamo nella deliberazione del 29 novembre 1794 che il Consiglio comunale venne
“ convocato per dare esecuzione alla Circolare dell’ Ill.mo Luigi Crova Barone di Vaglio e Maggiore di fanteria nelle regie Armate in seguito a Editti di S. M. 10 ottobre e 9 maggio 1792 che prescrive il generale armamento di tutti i suoi felicissimi sudditi, affine di allontanare il nemico dallo Stato. Formasi un elenco di 248 persone dai 16 ai 60 anni abili alle armi. N° 48 dovranno rimanere nella Comunità per la cura del luogo per non lasciar soli vecchi, ragazzi, femmine ed impotenti. Si formano così due centurie che vengono affidate a due Capitani: Ant. Francesco Cavalleri e Paolo Cunietti Notaro, colli signori Medico Lazzaro Carranti e Chirurgo Vincenzo Giorano Luogotenenti Capitani. Sarà cura delli Amm.ri della Comunità che le persone sprovviste di fucile siano munite d’ armi o da punta o da taglio, cioè spade, picche, alabarde, tridenti, sciabole, falcette, ronconi, scuri e simili, ed anche con zappe, badili e picchi. In caso di spedizione si distribuirà a ciascuno pane per due giorni”.
Il sei dicembre si ebbe la convocazione del Consiglio per ottenere dal Comando Austriaco “l’indennizzazione avuta nella filatura del Sig. Gaioli in tempo dell’ alloggio delle truppe Imperiali per la durata di 20 e più giorni”.
Intanto sorgeva in Francia il grande genio armato al quale nessuno poteva resistere e a cui dovevano piegarsi inesorabilmente gli eserciti nemici. Napoleone Buonaparte il 27 marzo 1796 prese il comando dell’ esercito Francese in Italia con 38 mila uomini. Di fronte a lui, nell’alta vallata della Bormida, stavano 45 mila Austriaci comandati, dal Generale Jean-Pierre de Beaulieu e 25 mila piemontesi con a capo il generale Michele Colli. Gli austriaci furono battuti a Montenotte ( 12 aprile) e a Dego ( 15 aprile) e fuggirono verso la Lombardia; i Piemontesi vennero sconfitti a Millesimo il 14 dello stesso mese. Allora Napoleone ordinò di inseguire i Piemontesi che, rimasti soli, vennero battuti a Mondovì. Vittorio Amedeo preso dallo sgomento concluse l’armistizio di Cherasco il 28 aprile, poi la pace a Parigi il 15 maggio, cedendo alla Francia la Savoia, la Contea di Nizza, le fortezze di Alessandria, di Cuneo, della Brunetta, di Exilles e Demonte e lasciando libero il passo alle truppe repubblicane francesi. Napoleone inseguendo gli Austriaci ripiegatisi su Milano, il 30 aprile 1796 da Clavesana, dove aveva il suo quartier generale, venne in Acqui, ove si trattenne tutto il 1° maggio, dando ordine al generale Laharpe di continuare l’avanzata. Giunse in Acqui alle ore 24 scortato da circa 20 ussari a cavallo.
Il Consiglio e il Capitolo, ossia il collegio dei canonici, gli andarono incontro fino alla Chiesa della SS. Trinità a ossequiarlo e a consegnargli le chiavi della città. Napoleone li assicurò che avrebbe ossevato l’armistizio, che tutto sarebbe salvo, che potevasi continuare la vita normale della città, e garantì la sicurezza delle monache. Il 2 maggio partì per Boscomarengo passando per Castelnuovo. Erano con lui i suoi collaboratori, i generali Augereau, Braumont e Masséna. Il suo passaggio s’accompagnava allo stupore per le fulminee vittorie, ma non vi si diede, in quel momento storico, grande importanza. Egli, generale in capo dell’esercito francese, giovane di 27 anni, era all’inizio delle sue imprese guerresche, di quelle gloriose gesta che dovevano poi stupire il mondo, di quelle strepitose vittorie cantate, alla sua morte. (Chiabrera – vedi “ Riviste di Storia, Arte ecc.” anno II° e III° – pag. 402).
I fatti di cui sopra furono causa di infiniti guai alle nostre popolazioni. Il 12 maggio di quell’anno, venne “ congregato l’ordinario Consiglio di Castelnuovo in istanza del Sig. Sindaco Giuseppe Gaioli, il quale espone avere quest’Amministrazione soggiaciuto alla Requisizione impostale dalle Truppe Repubblicane Francesi ascendenti a ragguardevole somma….”. Segue la “ nota delle somministranze fatte dai Particolari a questa Com.tà per uso delle sud.te truppe francesi”. Si dà incarico al Sindaco Gaioli di presentare detta nota “All’ Ill.mo Sig. Intendente Generale per ottenere la soddisfazione delle somministranze fatte in grano, meliga, vino, fieno, pane, condotte, legna, bestie da macello”. Nel convocato del 26 agosto parlasi di una vertenza all’Intendente della Provincia di Acqui “ per l’ invasione del magazzino di fieno e paglia in S. Rocco da parte di un grosso corpo d’ armata francese, il cui comandante il 2 maggio con minaccia si fece dare le chiavi della Chiesa di S. Rocco tenute dalla Francesca moglie di Bartolomeo Buffa e lasciò li soldati che a tutta furia s’introdussero in detto magazzino appropriandosi ciascuno d’essi quella quantità di fieno che poteva abbisognarli con una somma confusione per la quantità dei soldati accorsi…. Il magazzino fu totalmente evacuato”.
E, come se tutto ciò non bastasse, s’aggiungevano le scorrerie dagli stati confinanti. Nel convocato del 2 settembre 1797, si deliberava, dopo aver ottenuto l’ordine del Governatore di questa Provincia (Acqui), di formare “ una pattuglia di 10 individui per impedire l’ estrazione delle granaglie verso il confine del Genovesato. Sarà a capo di essa il Consigl. Medico Lazzaro Caranti, che per la sua professione sarà lecito di surrogare altra persona”.
I francesi, preso possesso del Piemonte, istituirono un governo provvisorio che dipendeva dal Direttorio di Parigi, indi lo aggregarono alla Francia. Scrive Vittorio Scati in Appendice alla Cronaca Chiabrera:
“ Tristissimo era l’ aspetto del Piemonte nella primavera del 1799…. le vessazioni dei Commissari spediti nei Comuni per mettere in ufficio le Municipalità, l’antipatia per le solennità repubblicane, gli alberi della libertà ed altre cose che pareva urtassero il profondo sentimento religioso nelle popolazioni campagnole, l’odio verso i francesi … mossero a rumore gli abitanti in varie terre, così ad Alba, in Asti, a Torino e nell’ Acquese, a Nizza e più gravemente a Strevi”.
Fu nell’ occasione della votazione per quest’annessione che avvenne la insurrezione di Strevi e prima ancora quella di Rivalta, nel febbraio del 1799. (Vedi L. Caviglia: “ Rivalta Bormida” in Rivista “ Alexandria 1935”).
Gli Strevesi e i Rivaltesi manifestarono il loro attaccamento e la loro fedeltà al Re, rifiutandosi di dare il voto per la Repubblica Francese. “ Rivalta” scrive il Botta nella “ Storia d’ Italia”, “ terra piena di uomini armigeri, si levava a rumore, cacciava il commissario, per poco stette che non l’ uccidesse”. A Strevi “ alcuni popolani presero le armi, scacciarono i Municipalisti e sparsero il terrore per tutta la campagna. Il comandante francese di Acqui, appena avuta la notizia dei disordini, si avviò colà con poche forze per reprimerli. Ma il Vescovo di Acqui, Mons. Della Torre, con lo zelo cristiano era corso avanti, di concerto coll’autorità civile e anche dello stesso Comandante, per sedare il moto, prevedendone le tristi conseguenze e offrirsi egli stesso come mediatore di pace. “ Le belle maniere del Vescovo e l’affetto che tutti gli portavano avevano già disposto quegli abitanti alla sottomissione, quando il Comandante entrò nella terra col suo militare. Allora si spararono archibugiate, restò con un colpo di pistola ucciso il Comandante Blaisat e fu preso ostaggio il Vescovo dagli ammutinati, gridando che li aveva traditi”. Gli acquesi sbigottiti si adoperarono con tutti i mezzi per ottenere dagli Strevesi la liberazione del Vescovo. Si negoziò a lungo. Per buona sorte le milizie del Comandante avevano fatto prigioniero Rossotti Felice di Strevi e stavano per fucilarlo. Si fece il cambio e il Vescovo potè tornare in Acqui accolto con grande gioia dalla popolazione.
Il 24 febbraio Rivaltesi e Strevesi riuniti marciarono contro Acqui, costrinsero i 200 francesi che presidiavano il castello a capitolare e li fecero prigionieri.
“ Imbaldanziti dal successo mossero contro Alessandria ingrossati per via dalle popolazioni di altri paesi, fra cui Castelnuovo, condotti dal medico Porta e dal procuratore Saveri. Quest’impresa “temeraria” costò loro assai cara. Furono prima dispersi da un drappello di cavalleria, poi inseguiti dai soldati del generale Flavigny e Grouchy che “usciti dalla città, tanti ne trucidarono quanti ne incontrarono. Il medico Porta e tanti altri prigionieri vennero fucilati e Flavigny, già celebre per le stragi di Vandea, diede alle fiamme il Borgo di Strevi, ed annunciò la punizione delle popolazioni con un proclama minacciante severe rappresaglie”. (G. B. Rossi: “ Paesi e Castelli dell’ Alto Monferrato” alla voce: Strevi.)
Nell’ occupazione del 5 novembre vennero fatti prigionieri in Sezzadio e Castelnuovo 55 francesi. (V. Cronaca d’ Acqui del Chiabrera).
Ingenti furono i danni e grandi le sofferenze nei nostri paesi. I francesi uccisero qua e là molte persone, rubarono il bestiame, saccheggiarono e spesso anche incendiarono le case. Scrive il Chiabrera che: “ non vi fu casa in cui non siano entrati e non l’ abbiano spogliata”. La gente fuggiva colle bestie per la campagna e riparava in luoghi più sicuri. Lo stesso Chiabrera s’allontanò da Acqui e scrisse nella sua “ Cronaca”: “ Io stetti a Fontanile 8 giorni, poi dalli 27 settembre alli 8 ottobre a Castelnuovo Bormida in casa del signor Carlo Gaioli mio cugino”. E alla data 1800: “ L‘ inverno è stato cattivo e la miseria grande. Il grano si paga £ 70 in moneta al sacco, così il riso …. il sale non può venire dal Genovesato che è bloccato per mare e per terra dai Tedeschi ed Inglesi”.
Colla battaglia di Marengo e le successive vittorie di Napoleone il Piemonte rimase nelle mani dei Francesi fino al 1814.
Nel libro dei convocati del 1800 troviamo al foglio 188 un documento a stampa coll’intestazione:
NAZIONE PIEMONTESE
seguita da un timbro circolare con una figura portante in capo un elmo (Minerva?), in mano una lancia, il gomito sinistro poggiato a un fascio littorio. Sono ai lati le parole: LIBERTA’ e EGUAGLIANZA
Indi la dicitura seguente:
“ Il cittadino Avv. Persoglio Commissario del Governo del Piemonte della Provincia di Acqui.
“Acqui a 19 termidoro anno 8 Rep. Franc. ( 2 agosto 1800).Dovendo a norma dell’ incombenza appoggiatami alla Commissione di Governo del Piemonte e delle di lei particolari istruzioni a’ Commissari, venire alla nomina degli individui, che devono comporre le rispettive Municipalità delli Comuni di questa Provincia e risultandomi dalle più imparziali prese informazioni concorrere nelli infra-nominati individui le qualità volute dal Governo suddetto, cioè probità, lumi, conveniente patrimonio, pubblica confidenza e estimazione, prodenza e moderazione, la Municipalità della Comune di Castelnuovo Bormida resta composte dalli Cittadini Cavallari Antonio Francesco, Gaioli Carlo, Giorani Vincenzo, Faenza Lorenzo, Vella Lorenzo fu Antonio. Aggionti per la occorrenza: Caranti Medico, Gaioli Giuseppe – La nomina del Segretario è in facoltà della medesima…
Il Giudice di d.o luogo Avv.to Bottini resta delegato per la pronta installazione di detta nuova Municipalità. Li individui sopra nominati membri Municipali assumono immediatamente la loro importante carica. Quelli che componevano la precedente Amm.ne Comunale e non compresi in detta nomina cessano dal momento da ogni loro funzione.
Ogni individuo sopra nominato per torno ed in ragione di nomina presiede alle assemblee in qualità di Presidente per una decade. Il Presidente nella sua decade per l’effetto del pronto servizio pubblico e militare deve in ogni giorno, anche festivo trovarsi col Segretario nella sala destinata per le assemblee, provvede da sé per le cose urgenti, ne informa quindi la intera assemblea, e nelli altri casi congrega la medesima. Si trova il detto Presidente in detta sala Comunale alla mattina dalle ore 9 di Francia sino al mezzogiorno in circa e al dopo pranzo dalle ore tre sino verso sera…..
“ La Municipalità è specialmente incaricata di vegliare sulla condotta di quelle persone che si sono in addietro dimostrate poco affette alla Nazione Francese ed al Governo Repubblicano; su quelle che ponno conturbare il buon ordine e specialmente col spargere o far spargere nuove allarmanti; ne dà occorrendo pronto avviso al Commissario sotto la responsabilità personale degli individui che la compongono…..”.
Seguono altre istruzioni per la formazione della Guardia Nazionale e per altre pratiche.
E’ nominato segretario il Cittadino Notaio Carlo Cunietti.Il 26 termidoro ( 14 agosto 1800) furono istritti nella Guardia Nazionale: il Medico Lazaro Caranti Capitano d’anni 26 che “ accetta mediante venghi surrogato da altro soggetto occorrendo absentarsi dal luogo“- Giamb.sta Causa Luogotenente – Giuseppe Maria Gasperini Sottotenente.
Sergenti li cittadini:
Gio. Antonio Pistarino fu Andrea – Giamb.sta Cunietti fu Quirico – Feliciano Boido fu Giacomo – Anton Maria Boido fu Domenico – Francesco Feglia del Cittadino Steffano.Caporali li cittadini:
Pietro Ant. Orecchia di Andrea – Pietro Giov. Pistarino di Giuseppe – Stefano Folco fu Sebastiano-Gius.ppe Ant. Delfino fu Giuseppe – Antonio Vella di Lorenzo – Antonio Corrado di Francesco – Domenico Conti di Gaspare – Francesco Conti fu Giovanni – Giuseppe Ferraris fu Bartolomeo.
Siamo in pieno sviluppo dei principi rivoluzionari.
La rivoluzione francese segnò il principio di tutto un nuovo ordinamento sociale detto di libertà e di eguaglianza. Libertà individuale, libertà di pensiero, di parola, di stampa, libertà di coscienza e di culto. Eguaglianza di tutti i cittadini dinnanzi alla legge, abolizione di ogni privilegio, di ogni diritto feudale, di ogni decima. Non vi dovevano più essere classi sociali subordinate ad altre, non più signori e servi, non più nobili e plebei, non più differenze nella giustizia, nel servizio militare, nelle imposte, nell’ accesso agli impieghi.
Secondo la Dichiarazione dei diritti dell’ uomo e del cittadino “ gli uomini nascono e rimangono liberi ed uguali in diritto, le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune”. Rimangono quindi soltanto le disuguaglianze che provengono dalla natura e dalle condizioni di ricchezza. Era prescritto per tutti il titolo di cittadino; perciò si doveva dire: il cittadino Vescovo, il cittadino Ferrari ex Marchese, il cittadino Parroco. Con un proclama del 20 aprile 1801 il Generale francese Jourdan “dichiara il Piemonte e il Popolo subalpino sottoposto al Governo Militare Francese. Vi saranno 6 Prefetti e 6 Sottoprefetti per le provincie. In ogni città vi sarà un Maire assistito da 6 soggetti.
Abbiamo nel nostro archivio comunale il seguente Decreto di nomina del Maire di Castelnuovo.
Amministrazione Generale del Piemonte.
Libertà Eguaglianza
Dipartimento del Tanaro – Circondario di Acqui.
Giulio Robert Prefetto del Dipartimento del TanaroConsiderato che è cosa urgente e conforme alle intenzioni dell’ Amministrazione Generale del Piemonte di accelerare agli abitanti del Piemonte l’epoca di godere dei vantaggi che devono derivare dalla nuova organizzazione annunziata nel Decreto de’ Consoli della Repubblica Francese del 12 dello scorso Germinale. Che tale scopo sarebbe in parte realizzato coll’installazione dei Maires ed Aggiunti scelti nel numero de’ Cittadini di ciascun Comune dotati di maggiore onestà e di cognizioni amministrative. Inerentemente perciò all’autorizzazione portata dal 3 della Legge del 28 Piovoso anno 8, ed a seconda degli annessi Regolamenti
DECRETA
- Sono nominati per esercire rispettivamente le funzioni di Maire e di Aggiunti nell’infra accennato Comune i Cittadini qui apresso designati.
COMUNE DI MAIRE AGGIUNTI Castelnuovo Bormida Gaioli Carlo Carrante Luigi (Caranti) - Il Maire ed Aggiunti sovr’ accennati entreranno nello esercizio delle loro funzioni il giorno primo del prossimo mese fruttifero ( agosto).
- Presteranno giuramento secondo le formole che verranno indicate nelle istruzioni a parte.
- A ciascun Maire, Aggiunto e Municipalità verrà trasmessa copia del presente Decreto.
Asti, dal Palazzo della Prefettura – li 5 Termidoro anno 9 Repub.
Il Segretario Generale della Prefettura.
SIGNATO GARRONE
Bollo ovale della Prefettura con dicitura in francese.
Nel libro delle Deliberazioni segue il verbale dell’ “Installamento del Maire ed Aggiunto nella persona delli cittadini Carlo Gaioli e Luigi Carranti” avvenuta “ li primo fruttidoro corrispondente alli diecinove del mese di agosto” ( anno 9 – Rep. Francese 1801).
Il verbale dell’ insediamento è chiuso col giuramento del Maire e dell’Aggiunto.
Già da qualche anno, per volere dell’ Autorità francese, si usava piantare con solenne cerimonia anche a Castelnuovo l’albero della libertà. Ai piedi di quest’albero il Maire Carlo Gaioli in obbedienza alle leggi della Rivoluzione, celebrava i matrimoni prendendo per mano i giovani sposi e compiendo con essi un giro attorno all’albero stesso fra la gioia e gli evviva della popolazione.
Sappiamo dal Chiabrera che in Acqui nel 1798 il 19 dicembre si era piantato detto albero sulla piazza del Duomo:
E ciò si fece con grande solennità, “ dopo avere il Signore Carlo Giardino predicato la seconda volta nella Chiesa di S. Francesco coll’ intervento del Vescovo e del clero, e dove pure il Vescovo fece un breve ed energico discorso che tirò tutti gli evviva del popolo per lui affezionato. Indi si cantò il Tedeum nel Duomo e Monsignore diede la benedizione col Venerabile. “ Possiamo immaginare quanto fossero spontanee queste manifestazioni!
Durante il periodo Napoleonico venne attuata la strada Alessandria – Acqui – Savona. Altre opere grandiose intendeva compiere Napoleone “ come quella di unire Savona a Venezia con un grande canale navigabile seguente i corsi della Bormida, del Tanaro e del Po”.
Tratto dal Manoscritto di Luigi Gaioli