Reliquie conservate in Castelnuovo

Oltre al più ampio e antichissimo significato letterale di spoglie mortali di un defunto, in senso religioso il termine reliquia sta ad indicare i resti corporali, oggetti d’uso, prodotti o tracce di personaggi d’importanza religiosa (o attribuiti ad essi) custoditi in luoghi sacri e venerati al culto. In particolare, nella tradizione cristiana, i resti mortali del corpo (o il sangue custodito in ampolle) dei martiri della fede, gli strumenti del loro martirio o anche il corpo di un santo. La Chiesa dà massima importanza a tali resti sacri al punto che le norme liturgiche prevedono la collocazione di reliquie negli altari da consacrare.
I corpi dei santi sono generalmente conservati in sarcofagi o, a volte, in urne di cristallo che ne permettono la visione. Le reliquie di piccole dimensioni sono invece custodite in oggetti di uso liturgico, detti reliquiari, il cui uso data almeno dal V secolo. Vi sono degli speciali reliquiari per i frammenti della Croce, piccoli e grandi, chiamati stauroteche (dal greco stauròs, croce).

Dalla Relazione del Parroco Don Scarrone datata 1785 sappiamo che a Castelnuovo sono custodite diverse reliquie, tra le quali alcune di rilevante importanza come: le reliquie di San Quirico, San Giovanni Battista e Santa Lucia. A queste, il parroco Scarrone, aggiunge “quella di Santa Croce, che è esposta in sagrestia e si porta in processione il dì 3 maggio”.
Non spetta certo a noi criticarne l’effettiva originalità, lo stesso Giovanni Calvino, uno dei massimi riformatori religiosi del cristianesimo, in una sua opera scrive:

« Non c’è un’abbazia così povera da non averne un esemplare [di reliquia della Croce]. In alcuni luoghi se ne trovano grossi frammenti, come nella Santa Cappella, a Parigi, a Polictiers, e a Roma, dove si dice che ne sia stato ricavato un crocifisso di discrete dimensioni. In breve, se tutti i pezzi ritrovati fossero raccolti, formerebbero un grande carico di nave. Tuttavia i Vangeli mostrano che poteva essere trasportata da un solo uomo. »
Giovanni Calvino, Traité Des Reliques

Tra le reliquie rileviamo inoltre un San Massimo, del quale non è possibile stabilirne l’identità a causa della massiccia presenza nel calendario liturgico di santi e martiri con lo stesso nome.

Secondo la relazione di Don Scarrone a Castelnuovo si conservano inoltre le reliquie (purtroppo non specificate) dei seguenti martiri e santi:

San Feliciano

c 1 altare s feliciano.jpgNella Chiesa parrocchiale, in testa alla navata destra, è conservato in bella cassa di cristallo con autentica del 1783 il corpo intero di San Feliciano. La teca, custodita sopra all’altare della cappella dedicata al S. Nome di Gesù e San Feliciano, purtroppo non è visibile in quanto nascosta dal dipinto raffigurante lo stesso martire (cliccare sulla foto a destra per visualizzare la teca).
La suddetta cappella, fondata dalla famiglia Gaioli, per decreto vescovile del 21 marzo 1949 appartiene ora alla parrocchia. L’avvocato Lazzaro Caranti tesse un elogio alla famiglia Gaioli e scrive: “il corpo di San Feliciano fu fatto venire dalla famiglia Gaioli, la quale perciò sola ha diritto alla stima che sempre la professarono i suoi concittadini, ed è benemerita del paese”. Non è  chiaro se San Feliciano, venerato in Castelnuovo Bormida, vada identificato con uno degli otto santi, tutti del gruppo dei martiri, che si onorano nel calendario ecclesiastico.
Feliciano non è ricordato negli “atti” dei martiri: il suo corpo venne prelevato dalle catacombe romane nel secolo XVIII, là dove un loculo presentava questo nome, per opera di un Gaioli, sacerdote in Roma, su richiesta e preghiera della sua propria famiglia castelnovese, e venne trasferito a Castelnuovo. Può essere quindi il nono dei santi di questo nome ed uno dei pochissimi di cui si conosca e si conservi il corpo, con ricorrenza al 9 giugno.

notizie tratte dal “Manoscritto di Luigi Gaioli”

Pietro d’Isernia

Celestinus_quintus.jpg

Pietro d’Isernia, nato nel 1215, eremita sul monte Morrone (Sulmona), eletto papa il 5 luglio 1294 e consacrato il 28 agosto col nome di Celestino V, il quale rinunciò alla tiara il successivo 13 dicembre. Morto nel 1296, fu canonizzato nel 1313.
In effetti Pietro da Morrone dimostrò una notevole ingenuità nella gestione amministrativa della Chiesa, ingenuità che, unitamente ad una considerevole ignoranza (nei concistori si parlava in volgare, non conoscendo egli a sufficienza la lingua latina) fece precipitare l’amministrazione in uno stato di gran confusione, giungendo persino ad assegnare il medesimo beneficio a più di un richiedente.
Circa quattro mesi dopo la sua incoronazione, nonostante i numerosi tentativi per dissuaderlo avanzati da Carlo d’Angiò, il 13 dicembre 1294 Celestino V, nel corso di un concistoro, diede lettura della rinuncia all’ufficio di romano pontefice, il cui testo originale andato perduto ci è giunto attraverso l’analoga bolla di Bonifacio VIII.

(LA)
« Ego Caelestinus Papa Quintus motus ex legittimis causis, idest causa humilitatis, et melioris vitae, et coscientiae illesae, debilitate corporis, defectu scientiae, et malignitate Plebis, infirmitate personae, et ut praeteritae consolationis possim reparare quietem; sponte, ac libere cedo Papatui, et expresse renuncio loco, et Dignitati, oneri, et honori, et do plenam, et liberam ex nunc sacro caetui Cardinalium facultatem eligendi, et providendi duntaxat Canonice universali Ecclesiae de Pastore. »
(IT)
« Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all’onere e all’onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale. »
(Celestino V – Bolla pontificia, Napoli, 13 dicembre 1294)

notizie tratte da Wikipedia

Santa Celestina

Santa_celestina.jpgSanta Celestina (Roma, … – Roma, tra il 253 e il 260) è stata una matrona romana vissuta al tempo dell’imperatore Valeriano, martire per la fede cristiana e considerata santa dalla Chiesa cattolica. Le poche informazioni sulla vita di Santa Celestina si possono trovare nella Relazione di Domenico Cini. Celestina, matrona romana vissuta al tempo dell’Imperatore Valeriano, accoglieva i cristiani perseguitati e provvedeva alla sepoltura di quelli che erano stati martirizzati. Ella stessa divenne vittima di questa violenza sotto il medesimo imperatore. E ciò si arguisce per due ragioni: la prima, perché il suo corpo fu ritrovato nel cimitero che Santa Ciriaca aveva iniziato; la seconda, perché sembra che in nessun’altra persecuzione come in quella di Valeriano siano state martirizzate tante donne. Il suo martirio si deduce essere stato celebre sia per la presenza, vicino al corpo, di un’ampolla col suo sangue, sia perché nel comporre e unire insieme le varie parti del suo corpo venne riscontrato un taglio nelle vertebre del collo: segno evidente della sua decapitazione e della nobiltà del personaggio. I periti che nel 1731 ricomposero il corpo stimarono fosse donna piuttosto alta, robusta, di circa 21 anni.

notizie tratte da Wikipedia

Tratto dalla relazione del parroco Scarrone di Castelnuovo:
Vi si trova in questo luogo la reliquia di Santa Celestina vergine e martire, la quale è custodita in un luogo destinato nella cappella della Santissima Annunziata con due chiavi, delle quali una la tiene il parroco, l’altra i Confratelli della Santissima Annunziata.

Beato Andrea Caccioli

andrea caccioli.JPGNacque a Spello, in Umbria, il 30 novembre 1194. Nel 1216 venne ordinato sacerdote dal vescovo di Spoleto l’anno seguente diventò parroco di Spello. Presso il monastero delle Clarisse di Vallegloria incontrò Francesco di Assisi, che lo aveva da sempre affascinato. Quattro anni dopo decise di entrare nel convento di Santa Maria degli Angeli di Assisi, ricevendo da Francesco in persona il saio: era il primo parroco-sacerdote che diventava frate. Era presente alla morte del santo poverello nel 1226 come alla sua canonizzazione nel 1228. Nel 1233, inviato in Spagna al Capitolo dei frati di Soria, operò il miracolo che lo avrebbe fatto conoscere poi come «il santo delle acque»: fece smettere la siccità guidando la preghiera del popolo locale. Compì un miracolo simile anche per le clarisse di Vallegloria, che gli erano state affidate dalla stessa santa Chiara. Dal 1235 fu predicatore dell’Ordine nel Nord Italia e in Francia. Nel 1253 divenne guardiano del nuovo convento francescano di Spello, dove morì il 3 giugno 1254. (Avv.)

notizie tratte da santiebeati.it

San Vincenzo de Paoli

Vincenzo de paoli.JPGNato a Pouy in Guascogna il 24 aprile 1581, fino a quindici anni fece il guardiano di porci per poter pagarsi gli studi. Ordinato sacerdote a 19 anni, nel 1605 mentre viaggiava da Marsiglia a Narbona fu fatto prigioniero dai pirati turchi e venduto come schiavo a Tunisi. Venne liberato dal suo stesso «padrone», che convertì. Da questa esperienza nacque in lui il desiderio di recare sollievo materiale e spirituale ai galeotti. Nel 1612 diventò parroco nei pressi di Parigi. Alla sua scuola si formarono sacerdoti, religiosi e laici che furono gli animatori della Chiesa di Francia, e la sua voce si rese interprete dei diritti degli umili presso i potenti. Promosse una forma semplice e popolare di evangelizzazione. Fondò i Preti della Missione (Lazzaristi) e insieme a santa Luisa de Marillac, le Figlie della Carità (1633). Diceva ai sacerdoti di S. Lazzaro: «Amiamo Dio, fratelli miei, ma amiamolo a nostre spese, con la fatica delle nostre braccia, col sudore del nostro volto». Per lui la regina di Francia inventò il Ministero della Carità. E da insolito «ministro» organizzò gli aiuti ai poveri su scala nazionale. Il grande apostolo della Carità, si spense a Parigi la mattina del 27 settembre 1660 a 79 anni; ai suoi funerali partecipò una folla immensa di tutti i ceti sociali; fu proclamato Beato da papa Benedetto XIII il 13 agosto 1729 e canonizzato da Clemente XII il 16 giugno 1737.
I suoi resti mortali, rivestiti dai paramenti sacerdotali, sono venerati nella Cappella della Casa Madre dei Vincenziani a Parigi.
È patrono del Madagascar, dei bambini abbandonati, degli orfani, degli infermieri, degli schiavi, dei forzati, dei prigionieri. Leone XIII il 12 maggio 1885 lo proclamò patrono delle Associazioni cattoliche di carità.
In San Pietro in Vaticano, una gigantesca statua, opera dello scultore Pietro Bracci, è collocata nella basilica dal 1754, rappresentante il “padre dei poveri”.
La sua celebrazione liturgica è il 27 settembre.

notizie tratte da Wikipedia

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