Lambruschetta

Vitigni del Piemonte

DSC00911.JPGLAMBRUSCHETTA – CASTELNUOVO BORMIDA

Citato nei testi ampelografici del 1800 questo vitigno era ritenuto dare un vino di buona qualità. Se ne ipotizzava all’epoca la provenienza dal Modenese.

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA

Un tempo coltivato in un’area di una certa estensione tra le province di Asti e Alessandria, oggi è presente quasi esclusivamente nel comune di Castelnuovo Bormida (prov. di Alessandria), dove è oggetto di recente interesse.

CARATTERI MORFOLOGICI

Germoglio: apice bianco verdastro con sfumature rosate, molto lanuginoso; foglioline apicali  spiegate con bordi evoluti, di colore verde biancastro, lievemente bronzate, inferiormente cotonose; foglioline basali con bordi revoluti, molto bollose, di colore verde chiaro sfumate di rosso; la quarta è inferiormente lanuginosa.
Tralcio erbaceo: verde, striato di rosso sul lato dorsale, con tratto apicale a pastorale; internodi piuttosto corti, viticci robusti.
Foglia adulta: grande, cuneiforme, trilobata; lembo con superficie molto bollosa, di colore verde scuro con nervature rosate al punto peziolare; profilo piegato a coppa, con lievi increspature alla base delle nervature principali; denti mediamente pronunciati a margini da un lato concavi dall’altro convessi; seno peziolare aperto, generalmente a U; i seni laterali superiori sono a U stretto, talora con un dentino; pagina inferiore poco lanuginosa, con nervature un po’ setolose; picciolo lungo, di colore rosso violaceo.
Grappolo a maturità: di media dimensione o medio-grande, mediamente allungato; piramidale con due-tre o più ali, spargolo; peduncolo di media lunghezza, robusto, verde sfumato di viola.
Acino: piccolo, sferoidale (diam. long./diam. trasv. = 1.03); buccia pruinosa, di medio spessore, di colore blu-nero, a sapore lievemente erbaceo; polpa piuttosto consistente, non colorata, ad aroma neutro, sapore dolce.

Nota: i tralci lignificati presentano un inconsueta colorazione chiara, beige rosata, con evidenti striature.

   
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CARATTERI GENERALI E UTILIZZAZIONE

Recenti vinificazioni sperimentali in purezza hanno dato origine a un vino di buona alcolicità, di intenso colore rosso rubino e di buona armonia gustativa, con risultati dunque nel complesso interessanti. Nel Tortonese parrebbe che queste uve venissero anche impiegate per l’ottenimento di vini da dessert.
(ulteriori notizie e caratteristiche tecniche della varietà e del vitigno sono reperibili sul sito Regione Piemonte e Centro Sperimentale Grinzane Cavour – clicca in calce “visualizza scheda vitigno”)

Qui di seguito riportiamo anche uno stralcio sulla materia rilevato da una pubblicazione del 1875 e riferito esplicitamente a Castelnuovo Bormida:

Tralcio spedito dal signor conte Ferrari (Castelnuovo Bormida, Acqui). Affatto distinto dalla lambrusca comune e dalle sue diverse sottovarietà, che estesamente si coltivano nella provincia. È identico alla lambruschetta di Modena; donde, riferisce l’attuale signor marchese di Castelnuovo, l’importava sul cominciare di questo secolo suo padre e la coltivava nei vigneti di Castelnuovo Bormida. vi attecchì bene e vi si diffuse sino a raggiungere la ventesima parte su tutta la coltivazione. Vi è riguardato come vitigno da cui si ottengono vini fini. Di là (Modena?) si è tentato introdurlo in altre regioni, ma pare con esito differente. Dal signor Righetti di Modena si son potuti ottenere campioni del ceppo e del vino della Lambruschetta di Sorbara nel Modenese. La descrizione di questa terrà dietro a quella del vitigno coltivato in Castelnuovo Bormida. E’ di natura rustica, vigorosa; caccia molto dà frutto al quinto ed al sesto anno; è di mediocre feracità, ma può durare lungamente fecondo. A Castelnuovo è coltivato in terreno argillo-ghiaioso e nella posizione sud-ovest.

L’uva non ha profumo, ma aroma speciale. Resiste assai all’umidità autunnale e può conservarsi a lungo. E’ mediocremente ricca di mosto. I campioni di vino ricevuti da Castelnuovo Bormida erano tutti preparati con uve conservate sulle stuoie ed appartenenti alla categoria dei vini liquorosi dolci, di buona qualità. Si unisce anche bene con altre uve per vini fini. Di maturanza mediana, il grappolo è composto, con molti racemoli ed il racemo erbaceo, tinto in rosso. Gli acini sono spargoli, rari rotondi, con 12 mm di diametro, assai disuguali, poco aderenti al racemo e di colore nero con tinta bronzata. I Sarmenti han colore cannella scuro, ben inteso quelli da cui procede il frutto, internodi medi, poco midollo, molti viticci legnosi. Gemma saliente, con forma di amandola e squama alla base di colore castagno oscuro. Foglia piccola, allungata e tricuspidale, priva di seni, ma colla nervatura indicante tre lobi, spessa, ben tomentosa alla pagina inferiore; con nervatura esilissima, ed il pezziolo di lunghezza media e verde.

I campioni di lambruschetta ricevuti da Modena erano di viti appoggiate ad alberi, sui quali l’uva maturando più tardi, presentavano ancora non poco dell’agresto e dell’immaturo. Grappolo composto, quasi informe, piccolo, con qualche analogia alla lambrusca ordinaria; col racemo quasi legnoso, tinto in rosso, come rossi eziandio sono i peduncoletti. L’uva ha sapore semplice ed aspro. I campioni di vino erano dell’anno 1869 del 1870, fatti con uve non conservate sulle stuoie. Si ravvisarono carichi di colore, aspri ed immaturi affatto. Un altro campione sotto il nome di lambruschetta è stato inviato da Cassine, che non solo non ha che fare con i due precedenti vitigni, ma neppure con una lambrusca qualunque. Il tralcio ha colore avana  rossastro, striato, appartiene certamente alla famiglia dei moscati.

visualizza scheda vitigno

Liberamente tratto dalle pagine 202 – 203 – 204 – 205 de:

Ampelografia della Provincia di Alessandria di PP Demaria e C. Leardi
Pubblicato da Negro, 1875
originale disponibile presso la University of California
digitalizzato il 16/10/2007 – 320 pagine

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