Chiesa Parrocchiale

Dal punto di vista ecclesiastico Castelnuovo fece sempre parte della Diocesi di Acqui, con la Parrocchiale di San Quirico e Santa Giulitta, di cui si ha notizia già nel secolo XIII°, ed a cui fanno corona la Chiesa della Madonna del Rosario, di San Rocco, dell’Immacolata Concezione e ancora prima di Sant’Angelo, di San Giacomo, di Sant’Andrea, oltre alle cappelle di S. Sebastiano, della Madonna della Cappelletta e dell’Assunta.

1232
Le prime notizie documentarie della Parrocchia di Castelnuovo Bormida le rileviamo nel 1232 nel “Monumenta Aquensia”:

Testamentum Henrici Canefri pro Ecclesia B. Francisci de Caxinis
MCCXXXII – 1232 p197
Item legat, & relinquit Ecclesiae sancti Quirici de Castronovo solidos centum papienses, quod dictus Henricus debet habere de pretio duorum boum a Villano, & Jacobo….., & Ruffino Cecalla de Castronovo, pro calice argenteo emendo dictae Ecclesia, de quo dicata Ecclesia servire debeat, & debeat ibi esse praedictus calix in perpetuum sine aliqua alienatione, aut obligatione dicti calicis, Item legat

1273
In quest’anno il prete Enrico, preposito di San Quirico di Castelnuovo, dichiara di non potersi recare in Alessandria per il disbrigo di certe pratiche a causa della mancanza di sicurezza delle strade, dato lo stato di guerra e le incursioni dei berrovieri. Si tratta di un momento del conflitto che contrappose il marchese Guglielmo VII di Monferrato al Comune di Alessandria che terminò con la sconfitta, cattura e prigionia di Guglielmo.

La chiesa risulta pertanto essere attiva nelle sue funzioni parrocchiali, indipendenti dalla Pieve di Santa Maria di Cassine (da cui dipendevano in origine i cattolici di Castelnuovo).
La Chiesa, ricordata nel 1273, era presumibilmente ubicata nel sito attuale, sul rialzo di terreno detto “altino”, forse di struttura più modesta e di diverso stile, e comunque a conferma  di quanto già rilevato nel 1232, come citato più sopra.

Luigi Gaioli, nel suo manoscritto, fa risalire alla fine del secolo XVI° (ipotesi a mio avviso discutibile alla luce di quanto espresso più sopra) l’edificazione di una prima parte, la navata di mezzo, della attuale parrocchiale, ammettendo di ignorare la data e di trattarsi di una ragionevole supposizione.
Nella stessa nota cita il rialzo detto “l’Altino” e l’appellativo “Cimitero” (ricorrente in Castelnuovo riguardante la Piazza della Chiesa, integralmente o almeno per parte di essa, a testimoniare l’uso  all’epoca di tumulare i morti nel piazzale medesimo).

Ancora dopo il 1950 nella parlata locale il cimitero (u simitèri) indicava il sito antistante la chiesa Parrochiale, ben distinto dal Camposanto (il campsant) riferito all’attuale cimitero realizzato a partire dal 1835,  fuori dal centro abitato lungo la strada Castelnuovo/Sezzadio.

c 1 altare s feliciano.jpg

La Chiesa Parrocchiale dei Santi Quirico e Giulitta, di particolare pregio e importanza, di libera collazione in stile semibarocco, venne ampliata nella prima metà del secolo XVIII dall’originario nucleo romanico con l’accorpamento dei due contigui oratori.

Contiene pregevoli opere d’arte:

  • una tela di fattura lombarda della fine del secolo XVII, raffigurante San Pio V con il miracolo del crocifisso
  • la cappella del martire San Feliciano, ornata di tarsie di marmi pregiati, risalente al XVIII secolo.

(segue volendo citazioni storiche e geografiche del culto dei Santi Quirico e Giulitta – pagg 49/50 di storia aperta)

1726
Nel 1726 il prevosto, Don Francesco Cavallero, fa notare al Consiglio Comunale che la sola navata esistente non basta più ed insiste sulla necessità di ampliare la chiesa parrocchiale. In data 15 agosto 1726 “convocato et congregato il Consiglio di questo luogo, di licenza dell’Ill.mo marchese Ottavio Ferrari, nostro padrone, in difetto di Podestà, ecc”, si discute sull’ampliamento della chiesa mediante l’aggregazione “dei due oratori, esistenti a latere della medesima, così da formare due altre navate”. Il consiglio si oppone, per evitare la forte spesa, asserendo che “la chiesa parrocchiale basta a questo popolo”. 

Un elaborato tecnico del periodo, senza data, evidenzia la struttura religiosa complessiva ante ristrutturazione, che ricalca sostanzialmente la attuale distribuzione del manufatto:

  • img002 copia.jpgal centro la chiesa parrocchiale originaria con una navata che parte dall’entrata fronte piazzale, prosegue per tre pilastri e si amplia al terzo, su entrambi i lati e per due pilastri. Di fronte tre altari (attuali vergine dei 7 dolori, altare  maggiore e san feliciano).Sul lato sinistro, dopo il terzo pilastro, un altare. Dietro a seguire la sacrestia e il coro. Una nota del tecnico nel corpo del disegno recita “parrocchiale capace solo ………n° 450(?) al più”.
  • Sul lato sinistro, con accesso diretto dal piazzale, affiancato alla parrocchiale e diviso da muratura continua, un “oratorio” con in testa un altare. La dicitura apposta recita “Annunziata”.
  • Sul lato destro, sempre con accesso indipendente dal piazzale, altro oratorio speculare al sinistro, di pari lunghezza e ampiezza più contenuta, sempre diviso dalla parrocchiale da muratura continua, con analogo altare in testa. Dicitura: corpus domini.
  • le indicazioni destra e sinistra si riferiscono a chi guarda la chiesa entrando oggi dalla porta centrale di accesso

 

1727
Il 27 giugno 1727 viene letta in Consiglio una lettera di Mons. Vicario Beccarla di Acqui che afferma esservi persone “dalle quali si vole fare il sborso della somma di denari per l’ingrandimento”.
In fine nel periodo immediato si stabilisce accordo tra la Comunità e il Parroco, D. Giovanni Battista Thea, successore di Don Francesco Cavallero, morto in quell’anno 1727,  di procedere all’ampliamento, che viene eseguito.

1771
Il 30 gennaio 1771 il Consiglio delibera di affidare al Sig. Prevosto, Don Giuseppe Maria Colla, a don Giambatta Cunietti, al console Francesco Orecchia e a Domenico Ferraris l’incarico di “ accertarsi se i maggiori registranti o contribuenti davano il loro consenso alla riedificazione della facciata di questa chiesa parrocchiale, sperando un buon sollievo dai benefattori”.
Il 5 marzo 1771 viene affidato all’architetto Fossati di Acqui l’incarico di fare il disegno.
Con atto 13 giugno 1778, che trovasi nell’archivio comunale, rogito notaio Guido Accusani, avanti l’ill/mo sig. avvocato Stefano Felice Abrate, vice intendente per S/M dell’alto Monferrato, si affida la costruzione di una nuova facciata della chiesa, perché minaccia rovina l’antica, a  seconda del disegno ed istruzioni per tal fine, del sig. architetto Caretti, a Pietro Molinino del fu Giorgio, nativo del luogo di Cassine ed in quello di Castelnuovo abitante, mediante la somma di £ 867 e soldi 10 da pagarsi ripartitamente in tre paghe, delle quali l’una tra dieci giorni prossimi, l’altre per tutto il 15 agosto prossimo, ed il rimanente dopo la collaudazione. Era pure presente il Sindaco, Lorenzo Faenza del fu sig. Gian Giacomo di Castelnuovo Bormida.

affresco chiesa parrocch.jpg

1863
L’interno della chiesa fu affrescato nel 1863

1880
Il bell’affresco della facciata, rappresentante il martirio del piccolo S. Quirico e della madre sua S. Giulitta, a cui è dedicata la parrocchia, è opera del pittore Ivaldi di Acqui, sordomuto, che lo eseguì nel 1880

1925
Nel 1925 si rifece l’intonaco dell’interno e della facciata. I dipinti della volta, di discreto valore artistico, vennero scrostati.
Furono lasciate intatte le figure dei quattro evangelisti della cupola sopra il presbiterio:

  • San Marco è simboleggiato dal leone, che fa risuonare il deserto dei suoi ruggiti
  • San Luca, dal vitello perché egli comincia il suo vangelo parlando dell’antico sacerdozio che sacrificava appunto il vitello
  • San Matteo, dalla figura umana perché tesse la geneologia umana di Cristo
  • S Giovanni, ha per simbolo l’aquila che vola nelle celesti altezze.

Fu pure rispettato il bell’affresco della facciata, datato 1880, rappresentante il martirio del piccolo S. Quirico e della madre sua S. Giulitta, a cui è dedicata la parrocchia

Da verificare. Dalla documentazione fotografica disponibile risulta che in detto periodo, su iniziativa e supervisione di Don Briata, vengono attuate significative opere di ristrutturazione:

  • abbassamento del piano interno di calpestio, da identificare la quota di abbassamento
  • abbassamento delle tre porte frontali di accesso alla chiesa, invariate le dimensioni delle porte preesistenti
  • rifacimento degli architravi delle porte e della facciata della chiesa sino a detti architravi
  • rifacimento “provvisorio” del fronte dell’altare di San Feliciano, che tuttora risulta sprovvisto di idonea o adeguata scala di accesso
  • non esclusi ulteriori rifacimenti, qui non elencati

la “spia” temporale di quanto asserito è perlomeno insita nella seconda nicchia declarativa realizzata nella colonna frontale della chiesa sul lato in fregio alla via comunale, attuale via Roma, non presente nella più remota documentazione fotografica disponibile.

anno 1927

giovanni briata parroco

direttore dei lavori bruno

cementarii ss. massa, feglia, cunietti

 

1953
Nel 1953 l’interno viene affrescato e decorato da un noto pittore della nostra epoca: Franco Vasconi  (vedi storia aperta di Castelnuovo pag 54 per ulteriori notizie bibliografiche).
I volti degli angeli raffigurati a lato del presbiterio, e forse non solo quelli, ricalcano i tratti del viso  di giovani avvenenti castelnovesi del periodo, di cui ci facciamo a ragione vanto.

 1989/90
L’affresco della facciata venne poi ripreso dal pittore Ivo De Frani nella versione attuale.

Il piazzale (l’antico cimitero) era cinto con un muricciolo che fu ricostruito parecchie volte.
L’ultima ricostruzione risaliva al 1850.
Ultimamente venne demolito e sostituito con paracarri congiunti da catene, che vennero poi rubate.
Poi ancora nel tempo si susseguirono delimitazioni con paletti e traverse in ferro, sino a arrivare alla attuale sistemazione.
Sul lato sinistro, pur formando un unico corpo con il piazzale, si individua il parco della Rimembranza dedicato ai caduti di tutte le guerre, con accesso dalla strada con tre scalini e ai lati due cippi eretti nel ventennio, a destra inciso elmo e fascio, a sinistra lapide votiva dei benefattori all’opera. (i due cippi sono stati abbattuti e la lapide è ora affissa sul lato sinistro della parrocchia)
Al centro un consistente basamento in muratura con infissa una croce in ferro (ora traslocata in cima al viale) sostituita nella seconda metà del XX secolo con il monumento ai caduti (traslocato dalla originaria sistemazione in piazza Marconi a lato della chiesa del SS: Rosario) a ricordo dei caduti castelnovesi delle guerre di Libia (1912) e della Prima (1915/1918) e Seconda (1939/1944) Guerra Mondiale.

Dimensioni
La chiesa misura internamente mt 35 di lunghezza, di cui: coro e presbiterio mt 12 per mt 6 di larghezza, rimanente mt 23 per mt 19 di larghezza, comprese le cappelle.
In cornu evangelii vi sono due sacrestie, in totale mt 11,50 per mt 4,50; in cornu epistolae vi è l’altra sacrestia, di San Feliciano, mt 3,50 per mt 1,60.
A seguire il campanile, alto circa mt 40, ancora mancante della cuspide, misura esternamente mt 5 per 5 e internamente mt 2,60 per 2,60.

Organo
Sopra l’entrata principale, con accesso con una scala a chiocciola, è posizionato l’Organo, un tempo a mantice, elettrificato nella seconda metà del secolo XX°.
Risale almeno ai primi anni dell’Ottocento. Un passo degli archivi parrocchiali del periodo recita: “Organo manutenuto ed organista stipendiato dalla Comune di lire cinquanta per le terze domeniche d’ogni mese, e feste più solenni dell’anno – se ne desumono i fondi da un legato detto di S: Rocco, dalla medesima amministrato”.

Sepolture
a 4 ferrari lapide.jpgSino al 1835, anno di apertura del nuovo Cimitero fuori dal centro abitato, le sepolture avvenivano anche nella chiesa parrocchiale.
Al paragrafo 9 del registro parrocchiale di quel tempo si legge “esistono più sepolture nella Chiesa Parrocchiale, delle quali due sole perdurano ad essere in uso proprio della Famiglia del Sig. Teodoro Marchese Ferrari: l’una sita in coro, vicino alla sagrestia, a cornu evangelii dell’altare maggiore, da cui è distante metri due; riservata l’altra pei parrochi locali, sita in mezzo al coro dietro l’altare maggiore: non n’esce fetore; non seppellisconvisi cadaveri senza la debita permissione”.

Relazione in approfondimento 
Prima stesura con supporto “storia aperta di Geo Pistarino”
(discordante con cenni storici di Luigi Gaioli – confrontare – chiarire)

 

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