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L’uragano del 4 Luglio 1965

L’uragano di domenica sulla Pianura Padana, dodici morti, centinaia di feriti, enormi danni

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Dodici morti, centinaia di feriti, danni per decine e decine di miliardi. E’ il tragico bilancio del “Tornado” che, domenica pomeriggio, ha investito il Piemonte e Milano, ha colpito con tremenda violenza le province di Piacenza e di Parma e, spostandosi verso oriente, lungo il corso del po, ha flagellato Ferrara, Vicenza, Verona e Treviso. Nell’alessandrino, l’astigiano e l’alta langa il ciclone ha causato tre morti, una quindicina di feriti e moltissimi contusi. Centinaia di case sono state scoperchiate; il vento ha abbattuto muri e schiantato piante secolari. Nella zona di Ovada una donna ed un uomo sono rimasti uccisi nel crollo di due cascinali. Ai laghi della lavagnina una giovane sposa ha perduto la vita nell’auto sollevata dalla tromba d’aria e scagliata in un burrone. A Piacenza e Parma ( otto morti, 107 feriti) il tornado è durato pochi minuti. Dopo aver investito l’autostrada del sole tra il chilometro 69 e il chilometro 75 ha devastato l’autogrill di Fiorenzuola d’Arda gettando nei campi decine di auto. Il vento, che soffiava ad oltre 200 chilometri l’ora, ha demolito case, cascinali, stalle, magazzini, opifici, campanili. Il paese più colpito è Torricella (Parma), sull’argine destro del po; metà delle sue cento case sono ora cumuli di macerie. Granoturco, pioppeti e vigne sono distrutti su duemila ettari. Solo ieri s’è potuto riattivare la linea ferroviaria Parma – Milano. Nel ferrarese intere zone a San Giovanni di Ostellato e a Comacchio sembra siano state bombardate: per centinaia e centinaia di metri i pali della luce sono stati sradicati; una sessantina di persone si trovano ricoverate negli ospedali. Nel Veneto (un morto, 100 feriti) l’uragano s’è scatenato con particolare violenza sui famosi vigneti che producono Soave e Valpolicella; migliaia di ettari di granoturco, frumento e foraggio sono stati ridotti in sterpaglia. A Desenzano la furia ciclonica ha semidistrutto gli ulivi. Una frana è precipitata sulla gardesana occidentale, fra Limone e Riva: si spera di sbloccare la strada entro stamane. L’uragano, accompagnato da grandinate violentissime, non ha risparmiato il vicentino ed il Friuli: anche anche Treviso, Cavarzere e San Donà di Piave sono state colpite duramente.

articolo tratto da “La Stampa” del Luglio 1965

Il tornado e le grandinate in Piemonte hanno causato danni per centinaia di milioni.

uraganostampa1.jpgIl ciclone che domenica ha devastato la Val Padana ha colpito il Piemonte nelle sue zone meridionali, da Ovada alle langhe, causando tre morti, una quindicina di feriti ricoverati all’ospedale e numerosi contusi. Centinaia di case sono state distrutte o scoperchiate, il vento ha abbattuto muri e ha schiantato grosse piante.

La grandine ha flagellato vigne e campi. La violenza del tornado è stata spaventosa nella zona di Ovada. A Cassinelle, in frazione bandita, più di cento case sono state abbattute o gravemente danneggiate. In un crollo è rimasta uccisa Ernesta Gallo in Garrone di 61 anni, e ferito suo cognato Antonio Cartosio di 66 anni.
Durante un lungo giro nelle zone più colpite, gli abitanti ci sono apparsi ancora sgomenti per la violenza dell’uragano.
Domenico Tortarolo di Bandita di Cassinelle descrive il tornado: “ho visto una grande massa di nuvole nere che turbinavano vorticosamente, scendeva dal monte bric sulle frazioni casalunga, casa toniola, borgo cartosio, e poi è successo il finimondo a bandita. Gli abitanti vengono attorno a noi per raccontare: “A Bosio – dice un altro – ho visto automobili “volare” per aria, e cadere come fossero di carta”.
Una penosa sciagura commuove tutte le popolazioni dell’ovadese: è la sorte toccata alla signora Wilma Gualco di 25 anni, abitante a Silvano D’orba. Era su un’auto col marito Giuseppe Picasso di 28 anni e il figlio Enrico di 2 anni. Sulla stessa macchina erano pure la sorella di Wilma, Rosa Gualco di 29 e la figlia Serenella di 3 anni. Percorrevano la strada dei laghi della lavagnina quando la bufera investì la vettura, l’alzò di peso e la gettò, capovolta, in un burrone. L’auto finì contro un albero sfasciandosi. Wilma Gualco aspettava un bimbo che avrebbe dovuto nascere fra tre mesi; riportò una gravissima ferita al fianco. Portata all’ospedale morì durante il viaggio. Tutti gli altri rimasero feriti. Il piccolo Enrico sta ora con i nonni paterni a Castelletto D’orba.
Una vera strage di case è stata fatta dal tornado a Mornese: decine di abitazioni sono distrutte e altre lesionate o parzialmente scoperchiate. La pioggia delle tegole ha ferito molti abitanti.
Nel tardo pomeriggio di oggi le zone più colpite sono state visitate dal prefetto di Alessandria, dal Presidente della Provincia, dal Vescovo di Acqui e dall’onorevole Pier Luigi Romita.
A Castelnuovo Bormida sono stati abbattuti parecchi muri divisori, fra cui quello dell’asilo infantile e quello del ragioniere Giuseppe Raffo. Il rag. Raffo ci racconta:

“Il cielo era scuro come fosse notte, e l’aria pesante. Io ho due cani, un setter e una piccola cara bestiola di razza incerta. Il setter non si muoveva, ma il cagnolino ad un tratto mi venne vicino. Tremava, guaiva, voleva venirmi in braccio, e finì per accucciarsi sotto la mia sedia. Pochi istanti dopo si scatenò il tornado. Quando potei uscire vidi un lungo muro divisorio abbattuto insieme con un capannone che gli era addossato”.

Non è possibile elencare tutte le zone colpite e i danni che ammontano a centinaia di milioni. Sono segnalati danni alle campagne, per la grandine, il vento e l’acqua, e alberi stroncati, e case scoperchiate a Sezzadio, Morbello, Castelnuovo Calcea e nei dintorni di Nizza; nell’astigiano a Montegrosso Agliano, Moasca, San Marzano Oliveto, Costiglione; nell’alta langa a Bosia, Torre Bormida, Borgomale e nella zona di Ceva.

articolo tratto da “La Stampa” del Luglio 1965
 
Dall’inviato della Stampa:
 Una tromba d’aria formatasi nel tardo pomeriggio di ieri a Castelnuovo Bormida mentre infuriava un temporale, ha abbattuto numerosi alberi e scoperchiato parecchie case di abitazione, provocando danni ancora in via di accertamento ma valutati a molti milioni. Gli agricoltori maggiormente sinistrati risultano Agostino Spiedo, Michele Costa, Giovanni Malaspina, le famiglie Feglia-Bartero, proprietarie d’una villetta di recente costruzione, e la coltivatrice diretta Maria Parodi. Quest’ultima possiede un allevamento di galline: le tegole cadute dalla casa le hanno ucciso buona parte dei pennuti.

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