Il ponte sulla Bormida

1907 – IL PONTE SULLA BORMIDA

img001.jpgLa necessità di un ponte sulla Bormida e di una comoda strada di accesso alla stazione ferroviaria di Cassine fu sempre sentita dai Castelnovesi, e molte volte fu oggetto di discussione del Consiglio comunale. Ma come fronteggiare l’ingente spesa? Soltanto dopo che la nobildonna Placidia Cavalchini Gaioli, con testamento 16 marzo 1864, legò al Comune la somma di L. 50.000 per la costruzione del ponte, il 29 aprile 1866 il conte Ferrari di Orsara presentò un progetto, completo delle strade di accesso e delle opere d’arte, per la costruzione del ponte sulla Bormida. Ma per allora non se ne fece nulla, come non fu attuato il progetto presentato nel 1895 dalla Società Nazionale Officine di Savigliano.

Fu l’egregio Avvocato Giuseppe Caranti, sindaco, ad adoperarsi attivamente perché il paese vedesse realmente sorgere l’opera da lungo tempo desiderata. Egli aveva forti appoggi al Ministero ed al Consiglio Provinciale (era egli stesso Consigliere Provinciale) e riuscì ad ottenere forti sussidi dalla Provincia e dallo Stato. Si diede incarico all’ing. Giuseppe Bistolfi, di Alessandria, per redigere il progetto: l’8 gennaio 1904 la Giunta Comunale, composta dai sigg. Avv. Giuseppe Caranti, Sindaco, Giuseppe Machetta e Lazzaro Cunietti, assessori, deliberò di comunicare al Consiglio il progetto, sollecitamente allestito, il quale venne approvato e tosto inviato all’autorità tutoria che pure lo approvò. Esso comportava una spesa di L. 306.000. Un quarto di tale somma doveva essere a carico del Comune; la metà dello Stato; un quarto della Provincia. Il Governo intendeva detrarre le 50.000 del lascito Cavalchini Gaioli dalla somma globale; ma il Caranti ottenne che fossero lasciate a tutto vantaggio di Castelnuovo, e così la quota comunale di L. 76.500 si ridusse a L. 26.500.

Nel mese di luglio del 1905 fu deliberato l’appalto all’impresa di Lorenzo Sacco di Castelnuovo, che diede subito inizio ai lavori. Il Consiglio Comunale il 31 agosto 1905 autorizzò il Sindaco Caranti a procedere a trattative con la ditta Kohler di Savona per la costruzione della parte metallica. Il preventivo era di L. 96.000; la ditta accettò l’incarico della costruzione per 88.000. Il 1 giugno 1907 i lavori erano ultimati e venne concesso il passaggio al pubblico. Il collaudo ufficiale della parte metallica avvenne il 20 novembre 1908. L’impalcatura in ferro era lunga mt. 153,30 e larga mt. 5,25. Castelnuovo vide finalmente appagato il suo desiderio, con un giusto sentimento dì orgoglio.

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Furono venduti la nave ed il cosiddetto porto: la prima serviva per il traghetto delle persone; il secondo per il bestiame e per i carri, ed era formato di due grosse barche unite con un tavolato di legno. Si passava da una riva all’altra tirando la corda metallica tesa tra le due sponde, la quale serviva pure d’arresto contro la corrente. Ma durante la piena, quando il livello dell’acqua sorpassava questa corda e la corrente era impetuosa, il passaggio era difficile e pericoloso.

La strada di collegamento alla stazione ferroviaria e a Cassine, attraverso il nuovo ponte, venne costruita con l’estensione del tracciato della preesistente strada del Porto. La viabilità permase comunque per lunghi anni difficile se non rischiosa, soprattutto durante le ore notturne e vieppiù nel periodo invernale per la totale mancanza di illuminazione. Soltanto nel 1952, grazie all’elargizione dei coniugi Giovanni Rustichelli (1877/1952) e Gaioli Margherita (1880/1956), fu possibile impiantare i pali e predisporre l’illuminazione elettrica del tracciato stradale. Se ne fa ricordo nella lapide in memoria di Giovani Rustichelli (con parole o possiamo dire versi suggeriti dal Prof. Geo Pistarino) posta all’inizio del percorso stradale, sulla prospiciente facciata della “Colombaia”, che recita:

La luce che ti schiara o viandante notturno
su questa via corrente che oltre il fiume protende
di Castelnuovo fervida la vita
Giovanni Rustichelli
volle da voto antico del paese natale
tradurre in realtà
Castelnuovo Bormida 21-XII-1952
 
liberamente tratto dal manoscritto del Maestro Luigi Gaioli (1874 / 1966)

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