“La Chiesa Parrocchiale non ha campanile ed in cambio ha una piccola campana su due pilastrelli, quale non si sente nemmeno per l’abitato, onde per le funzioni parrocchiali si pratica di far suonare il primo segno con due campane grosse, esistenti sopra di basso campanile (chiamato torrione), il quale è separato e molto distante dalla chiesa”.
Notizia confermata anche da E. Lusso ne “Monferrato: identità di un territorio”:
“Il documento che meglio di tutti sintetizza la condizione di sostanziale stallo in cui si trovò la maggior parte degli insediamenti rurali del marchesato al tempo degli ultimi Paleologi è una ricognizione delle strutture difensive di un certo numero di borghi dell’alto monferrato ordinata da Guglielmo Gonzaga nel 1575. L’interessante corpus descrittivo mette a nudo una realtà di profondo degrado, sottolineando come nel secolo intercorso si fosse consolidata una tendenza a occupare abusivamente gli spazi demaniali, qui rappresentati dalla via di lizza e dai fossati, spinta sino al riutilizzo con funzioni non sempre compatibili di alcuni manufatti difensivi perimetrali. Penso, per esempio, alle torri di cortina divenute colombaia a Incisa, campanili a Isola e a Castelnuovo Bormida..”.
Si deliberò, per la prima volta, di costruire il campanile il 9 marzo 1736, come si legge nella deliberazione del Consiglio comunale. Si trattò lo stesso oggetto il 5 dicembre 1741 col proposito di “porvi un orologio per maggior comodo di questo popolo”. Se ne riparlò il 20 agosto 1742: si deliberò “di costruire il nuovo campanile col materiale del vecchio, disgiunto dalla Parrocchiale”.
Dieci anni dopo la Comunità ricorse all’Intendente di Acqui per ottenere l’autorizzazione a vendere il materiale del vecchio campanile, situato nel recinto del luogo, per costruirne un altro nuovo. Il permesso dell’Intendente porta la data del 26 maggio 1752. Vennero iniziati i lavori, ma ad un certo punto furono sospesi per mancanza di fondi. Nel convocato dell’11 agosto 1756 leggiamo: “Per effettuare un più pronto proseguimento et più spedito fine all’opera e perfezione di detto campanile con minor agravio della Comunità, detto S.re Avv.to Giovanni Stefano Gaioli non solo s’obbliga di prestare gratis la sua assistenza a detta fabbrica, compatibilmente però alle altre sue occupazioni, ma più d’anticipare del proprio tutto il denaro necessario, contentandosi d’esserne rimborsato dalla Comunità in tante rate, annualmente, di lire duecentoquaranta, sino all’intero pagamento della somma che avrà speso e con patto che, in caso di fallanza considerabile nei raccolti di questo territorio, di tempesta notabile o di guerra guerreggiata in queste parti, che Dio non voglia, resti per quell’anno sospesa la rata suddetta”.
La costruzione del campanile fu compiuta nel 1758, come indica, nella cella campanaria, l’iscrizione su terracotta qui riprodotta:
La decrittazione, compiuta ed interpretata da Geo Pistarino, dice:
1758 M(a)estro Pietro M.Molinino s(upe)rbo obrobr(io) fecit.
Quale il significato? L’opera compiuta è un’opera superba, ma la superbia è, nel credo cristiano, una colpa. Quindi: “Nel 1758 maestro Pietro Molinino fece (l’opera) con obbrobriosa superbia.
Il 10 luglio 1758, il Consiglio Comunale deliberò “di divenire a pubblica stipulazione della scrittura col S. Prevosto per l’uso e proprietà delle campane”.
Nel rogito Notaio Cunietti, stipulato in canonica il 10/07/1759 tra la comunità rappresentata dall’Avv. Gaioli e la parrocchia in persona del Prevosto Rev. Colla, si conviene che:
- terminato il nuovo campanile, incorporato alla Chiesa parrocchiale
- nel nuovo campanile si deve lasciare una porta di comunicazione alla strada pubblica per l’accesso della comunità da terra a tetto per qualsivoglia occorrenza
- per comodità della Chiesa si deve lasciare una porta di comunicazione alla sacrestia chiusa con catenaccio dalla parte della sacrestia
- le campane sono di dispotica padronanza della comunità che potrà sempre disporne liberamente e a cui compete la manutenzione
- la manutenzione della corda sarà da ripartire a metà tra la Comunità e il Rev. Prevosto
L’orologio venne deliberato dalla comunità e contrattato nel 1759.
Le campane esse pure nel 1759, usufruendo delle due del torrione e di quella della parrocchiale: “essendosi la Comunità disposta a maggior gloria di Dio di farne fondere quattro che, lode a Dio, sono perfettamente riuscite”.
Il lavoro di fusione campanaria venne eseguito nel cortile di casa Caranti. La popolazione andò a gara nell’ offrire metalli: rame, bronzo, stagno e perfino argento.
Il Campanile, ancora mancante della cuspide, è alto circa mt. 40, largo mt. 5 x 5, ed internamente misura mt. 2,60 x 2,60.